Giulietta Romeo e il Balcone conteso
Due maestosi castelli, uno difronte all’altro ostinatamente arroccati sulle dolci colline, in località Montecchio Maggiore, sono oggetto del contendersi l’ambito titolo di rappresentati dell’amore tra le città di Vicenza e Verona.
La tradizione vuole che i due giovani amanti Shakespeariani Giulietta e Romeo, fossero Vicentini e non Veronesi perché le famiglie dei Montecchi e dei Capuleti erano rispettivamente i signori del castello Della Villa e Della Bella Guardia.
Verità o leggenda che sia di certo la città di Verona non vuole essere scippata del suo “balcone” che l’ha resa celebre in tutto il mondo come meta preferita per tutti gli innamorati, sostenendo che non esiste nessun legame tra gli sfortunati amanti ed i castelli di Montecchio Maggiore.
Nato sotto una cattiva stella
Da cosa sia stato originato l’equivoco non ci è dato a sapere, sicuramente il primo a cantare la tormentata storia d’amore di Giulietta e Romeo fu un Vicentino il conte Luigi Da Porto (1485-1529), comandante di una compagnia di cavalleria leggera al servizio della Repubblica di Venezia.
Il Da Porto gravemente ferito in battaglia ottenne nel 1522 la carica di vicario di Arzignano in provincia di Vicenza e durante la lunga convalescenza si dedico alla produzione letteraria, spaziando dalla cronaca, alla poesia, alla novella.
Come letterato non ebbe molto successo tranne per una novella “l’Historia novellamente ritrovata di due nobili amanti con la loro pietosa morte intervenuta al tempo di Bartolomeo della Scala”.
Da Porto sostenne di aver appreso il racconto da un suo arciere, un certo Pellegrino da Verona, durante un viaggio a cavallo in Friuli, il quale riportava a sua volta notizie di cronache dell’epoca.
Tra i critici letterali ci fu chi ebbero da ipotizzare che l’autore occultasse il languido ricordo di un perduto amore.
La sorte non fu mai benigna con Da Porto e la novella di Giulietta e Romeo fu pubblicata per la prima volta nel 1531, due anni dopo la scomparsa dell’autore.
Quando negli anni successivi il racconto ebbe molto successo, nelle capitali europee venne riproposto in chiave talvolta bizzarra, fino ad ipotizzarne un lieto fine, da autori francesi, spagnoli, ed inglesi.
Ma fu il grande drammaturgo William Shakespeare, che rese struggente la storia dei due amanti tanto da renderla immortale e offuscare qualsiasi altra versione.
I nostri eroi, “Romeo Giulietta e il balcone conteso“, a Verona ha fatto sognare e giurare eterno amore a milioni di innamorati da tutto il mondo , ma visitare Montecchio è una esperienza non meno coinvolgente.
In questo paesaggio collinare le due imponenti fortificazioni sorte per controllare le valli dell’Agno e dell’Onte offrono al racconto una cornice del tutto naturale ed inaspettata.
La Faida tra Montecchi e Capuleti continua
Da 2000 il gruppo storico culturale “la Faida”, attraverso una scrupolosa ricostruzione storica si impegna a far rivivere questi siti con svariate iniziative spalmate nel corso dell’anno.
Tra l’ultima domenica di aprile e il 1°maggio i castelli diventano teatro naturale delle vicissitudini di queste due nobili casate dei Montecchi e dei Capuleti, attraverso una serie di prove basate su veri giochi cortesi di Origine medievale.
Al termine di ogni giorno, il capitano sconfitto subirà l’onta della gogna.
Il premio finale sarà un Palio, il quale verrà custodito dalla squadra vincente fino all’edizione successiva.
Per l’occasione i castelli diventano un vero e proprio borgo quattrocentesco, con il suo mercato, gli armigeri, gli alchimisti e poi via via giocolieri, cavalieri, falconieri, sputafuoco, si alternano con coloratissimi spettacoli di intrattenimento, tutto rigorosamente in stile medievale.
Tra sfide all’arma bianca e matrimoni in costume, un mancano coreografiche rappresentazioni teatrali di Shakespeare.
Forse non è solo suggestione
Gli storici concordano nel ritenere che la tragedia dei due amanti sia frutto di fantasia, ritengono altresì che i riferimenti ed il contesto della vicenda rispecchino fedelmente il clima dell’epoca.
Ed è salendo lungo il sentiero diretto ai castelli che si può ancora immaginare Giulietta e Romeo che si intrattengo nel loro dialogo più struggente :
Oh Romeo Romeo perché sei tu Romeo!?
Rinnega tuo padre, rifiuta il tuo nome, o se non vuoi, giura che mi ami e non sarò più una Capuleti.
Solo il tuo nome è mio nemico: tu sei tu.
Che vuol dire “Montecchi”?
Non è una mano, né un piede, né un braccio, né un viso, nulla di ciò che forma un corpo. Prendi un altro nome.
Che cos’è un nome? Quella che chiamiamo “rosa” anche con un altro nome avrebbe il suo profumo.
Rinuncia al tuo nome, Romeo, e per quel nome che non è parte di te, prendi me stessa.
Atto II, Scena II – Giardino dei Capuleti, Shakespeare.
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